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Tutti possiamo salvare una vita

L’opera benefica della Fondazione Giorgio Castelli ONLUS testimonia l’importanza
della prevenzione nella lotta alla morte cardiaca improvvisa.

Che cos’hanno in comune un uomo di 48 anni con la passione per il calcio, una donna di 54 che esercita la professione di insegnante di asilo nido e una ragazza di 20 che sogna di fare la modella? Li accomuna il fatto che sono ancora in vita dopo un arresto cardiaco. Sono salvi grazie all’uso tempestivo del defibrillatore semiautomatico. Se la loro vita continua è per merito dell’intervento di un operatore laico BLS-D (basic life and defibrillation) che ha utilizzato il DAE (defibrillatore automatico esterno), il dispositivo elettronico in grado di defibrillare le pareti muscolari del cuore.
L’episodio che li ha coinvolti si va a sommare agli oltre 400.000 casi in Europa, di cui 60.000 in
Italia, di persone che ogni anno vengono colpite da un arresto cardiaco improvviso. I dati sono agghiaccianti, solo nel nostro paese ogni giorno più di 160 persone hanno un arresto cardiaco, 1 ogni 1.000 abitanti all’anno. (Fonte: Italian Resuscitation Council – Gruppo Italiano per la Rianimazione Cardiopolmonare). È per contrastare questo fenomeno che dal 2006 la Fondazione Giorgio Castelli Onlus si dedica alla prevenzione delle malattie cardiovascolari attraverso l’ideazione di progetti di ricerca sulle patologie cardiache, creando una rete di operatori laici che possano affiancare l’opera dei medici nella lotta alla morte cardiaca improvvisa.

Nata per ricordare Giorgio Castelli, giovane calciatore dilettante di 16 anni che ha perso tragicamente la vita sul campo di gioco per un arresto cardiaco, mentre si allenava con la sua squadra, la Fondazione lavora quotidianamente per diffondere la cultura dell’emergenza e del primo soccorso, le uniche pratiche che possono fare la differenza tra la vita e la morte. Siamo andati all’Istituto Billiard di Roma dove la Fondazione svolge le sue attività per intervistare il Presidente, il Dott. Vincenzo Castelli e sua moglie Rita
Rigoli Castelli per approfondire alcuni aspetti della loro straordinaria opera benefica.
Presso la struttura che ci ospita, mentre iniziamo l’intervista, si sta svolgendo un corso di
formazione organizzato dalla Fondazione dove circa venti persone stanno apprendendo dagli
istruttori le manovre di rianimazione cardiopolmonare unitamente all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico. Il Dott. Castelli ci spiega che dallo scorso anno la Fondazione è diventata un Ente Formatore Autonomo autorizzato dalla Regione Lazio e che quello che si sta svolgendo sotto ai nostri occhi è un addestramento rivolto a tutti.

La Fondazione, attraverso i corsi di formazione che eroga, porta avanti un’attività di diffusione, rivolta a tutta la popolazione, mirata a far conoscere le tecniche di rianimazione e di utilizzo del defibrillatore. Al termine di ciascun addestramento ogni partecipante, dimostrando le capacità acquisite, ottiene una certificazione che ha valore a livello nazionale. Il Dott. Castelli ci chiarisce che secondo la legislazione italiana il defibrillatore, che è un mezzo elettromedicale che dovrebbe essere utilizzato solo da personale sanitario, può essere usato anche da persone comuni, i cosiddetti laici, a patto che abbiamo seguito un corso dove hanno appreso il corretto impiego dell’apparecchio. Chiunque può diventare un esecutore laico non c’è alcuna prerogativa per cui si possono fare delle esclusioni, possono partecipare tutti i soggetti di età superiore ai diciotto anni ma previa autorizzazione dei genitori possono partecipare anche dai minorenni.

Durante la nostra permanenza nell’Istituto non possiamo non notare il numeroso gruppo di
persone che sta seguendo il corso e le lunghe liste di attesa per coloro che intendono frequentare i successivi. Così, chiediamo al Dott.Castelli quante persone hanno formato in 10 anni di attività e i numeri sono eccezionali. La Fondazione ha addestrato gratuitamente oltre 10.000 persone, ha erogato più di 2.000 ore di formazione e ha consegnato 360 defibrillatori a scuole, parrocchie, società sportive, università, luoghi di aggregazione pubblica ma non solo.

Attualmente la Fondazione Giorgio Castelli Onlus, in occasione del Giubileo, ha consegnato cinque defibrillatori nello specifico alla Basilica di San Pietro, di San Paolo, di Santa Maria Maggiore, di San Giovanni e infine all’automobile di soccorso presente in Piazza San Pietro. L’obiettivo è quello di cardio proteggere questi luoghi di culto perché, soprattutto nella giornate giubilari, data la particolare affluenza di persone, l’evento dell’arresto cardiaco potrebbe statisticamente manifestarsi. Ovviamente la Fondazione non ha solo donato i defibrillatori ma ha anche addestrato parte del personale posizionato nei punti di primo soccorso attivati proprio per questa occasione.
Non c’è quindi da stupirsi se la Fondazione Giorgio Castelli Onlus ha ottenuto importanti
riconoscimenti, come la menzione da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano o dal CONI ma dagli occhi del Dott. Castelli e di sua moglie si evince che la più grande soddisfazione va ben oltre queste riconoscenze.
La nostra intuizione è presto confermata dalle loro parole, quando ci raccontano l’emozione che hanno provato ascoltando il racconto di un operatore, che aveva svolto il corso di formazione qualche settimana prima, che essendo riuscito ad effettuare un salvataggio al Circolo Canottieri Lazio ha condiviso subito con loro la sua forte esperienza conclusasi nel migliore dei modi.

Al termine dell’intervista non c’è neanche bisogno che il Dott. Castelli ci dica quali sono i suoi
auspici per il futuro. Non possiamo far altro che unirci alla sua causa, che nell’esatto momento in cui abbiamo iniziato la chiacchierata è diventata anche la nostra. È importante che tutta la popolazione percepisca l’importanza di imparare le manovre salvavita. Ormai nei paesi Anglosassoni e negli Stati Uniti questa serie di operazioni vengono fatte applicare ai bambini già dalle scuole elementari perché apprendere le modalità d’intervento e saper effettuare il primo soccorso è anche una forte esperienza umana oltre che culturale. Ognuno di noi dev’essere responsabile della vita delle persone che gli stanno accanto in tutti i contesti da quello famigliare a quello lavorativo perché saper fare la rianimazione cardiopolmonare, avendo a disposizione un defibrillatore, vuol dire poter la differenza tra il buio e la luce.

Non possiamo essere semplici spettatori perché il futuro dei nostri cari, dei nostri amici, dei nostri colleghi o anche di uno sconosciuto può dipendere da ognuno di noi perché tutti possiamo salvare una vita.

Martina Agrì