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Intervista al Dottor Vincenzo Castelli

Giornata Mondiale della Rianimazione Cardiopolmonare 2019

Castelli: “Una legge che va nella giusta direzione. Adesso il focus va sulla diffusione della cultura dell’emergenza!

Legge su defibrillatori in luoghi pubblici presto in Senato. Grande traguardo” Così si esprime Giorgio Mulè, primo firmatario della proposta, a margine della conferenza stampa alla Camera dei Deputati in occasione della Giornata Mondiale della Rianimazione Cardiopolmonare.

Non è un caso celebrare oggi alla Camera la Giornata Mondiale della Rianimazione Cardiopolmonare perché qui il 30 luglio è stata approvata una legge che prevede per l’Italia l’uso dei defibrillatori e soprattutto – prosegue l’Onorevole Mulè, – che tutti lo possano usare senza paura. Il defibrillatore è uno strumento salva vita e in Italia ci sono 70mila vite annue da salvare. Con questa legge, che verrà approvata presto anche in Senato, introduciamo l’obbligo dei defibrillatori nei luoghi pubblici, sui mezzi di trasporto ed ovunque possano servire. Inoltre avremo un app dove sarà individuata dal 118 la dislocazione dei defibrillatori. Un grande traguardo di civiltà”.
Presente all’evento anche il Dottor Vincenzo Castelli, Presidente della Fondazione “Giorgio Castelli” Onlus che, dal 2006 rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale nella diffusione della cultura dell’emergenza e nella diffusione degli apparecchi defibrillatori disponibili, per l’uso anche da parte di persone non appartenenti al circuito sanitario.

Una legge che va nella direzione che da sempre la Fondazione Castelli si auspica – conferma Castelli – Il numero di persone che con un intervento tempestivo e, soprattutto, con la defibrillazione precoce possono essere salvate è davvero significativo. Se pensiamo che le statistiche parlano di una percentuale di successo superiore al 40% e che, solo in Italia, si contano oltre 60.000 casi di arresto cardiaco nell’arco dell’anno, chiunque può fare una riflessione sull’efficacia e sulla opportunità della diffusione capillare della cultura dell’emergenza.”

Una iniziativa che dà la possibilità a tutti di usare il defibrillatore?
Assolutamente. La semplicità d’uso degli attuali defibrillatori semi automatici e la possibilità di essere guidati telefonicamente nel loro utilizzo consente, come accade in altri paesi, di intervenire in modo efficace anche da parte di chi non è formalmente addestrato alle manovre di rianimazione. Diffondere capillarmente gli apparecchi, come previsto nel disegno di legge in discussione in parlamento e, tengo ad evidenziare – in modo assolutamente bipartisan – vuol dire compiere un ulteriore passo in avanti nella direzione che la Fondazione si è sempre auspicata.

Il disegno di legge prevede quindi un incremento significativo dei defibrillatori installati?
Lo spirito di questa Legge è quello, e noi non possiamo non essere d’accordo, di garantire la presenza di un defibrillatore in tutti i luoghi dove è significativa la presenza delle persone. Dalle scuole ai supermercati, dalle stazioni ferroviarie agli aeroporti e, perfino, sui mezzi di trasporto come bus o treni. Fino ad oggi la presenza dell’apparecchio è obbligatoria solo negli impianti sportivi e solo durante lo svolgimento delle gare. Dall’approvazione definitiva della legge in poi, aumenterà esponenzialmente la possibilità di effettuare la defibrillazione precoce in caso di arresto cardiorespiratorio.

Cambia quindi il concetto di addestramento obbligatorio?
Certamente con questa legge decade l’aspetto propedeutico della formazione da un punto di vista formale, ma si rafforza il concetto di diffusione della cultura dell’emergenza. Il successo di un intervento di rianimazione dipende, oltre che da situazioni di tipo fisiologico, dall’abbinamento della conoscenza delle manovre di rianimazione e dalla loro corretta applicazione e dall’utilizzo del defibrillatore in tempi il più rapidi possibili. E questo si ottiene diffondendo la formazione a tutti i livelli, dalle scuole ai luoghi di lavoro, ai punti di aggregazione e ricreazione. Più e meglio si forma, più si è efficaci nell’intervento e maggiori saranno le possibilità di successo.”

Si rafforza quindi il concetto di “Cultura dell’Emergenza”?
L’intervento immediato di un cittadino laico, cioè non un sanitario professionista come un medico o un infermiere, può risultare determinante in un contesto come quello dell’arresto cardiorespiratorio, dove il fattore tempo può significare la differenza tra la vita e la morte. Per questo è importantissimo diffondere, attraverso ogni canale comunicativo possibile, notizie, informazioni, nozioni e quant’altro possa contribuire a far prendere coscienza della possibilità, per chiunque, di salvare una vita.
Vinceremo questa battaglia di civiltà quando un gesto di aiuto e solidarietà come la rianimazione cardiorespiratoria diventerà, per ogni cittadino, non più eccezionale, ma assolutamente “normale”.”

Di seguito il video del servizio dedicato all’argomento andato in onda al TG1